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Studio l'italiano dal febbraio, 2008. Ho cominciato prima di viaggiare in Italia con la famiglia (Verona, luglio 2008). Grazie a Mirella, Francesca, Bianca, Laura e Paolo che mi hanno aiutato molto.

Thursday, December 16, 2010

Un fiume


I miei antenati paterni attraversarono l'Oregon Trail nel 1872 dal Missouri e si stabilirono sulle rive al fiume Willamette poco più a monte di Oregon City.  Ogni generazione succesiva si rivolgeva al fiume per ottenere i mezzi di sussistenza:  il mio bisnonno come operaio nella cartiera alle cascate, poi come l'operatore del traghetto a Canby; mio nonno con il Corpo d'Ingegnieri Militari, su una nave sul fiume Columbia; mio padre come proprietario di una concessionario di barche; e come lui mio fratello che ha seguito le orme di nostro padre.  Il fiume . . . anche da ragazzo mio padre guadagnava soldi lì, piazzando delle trappole per catturare gamberi e venderli ai pescatori come esca.  Il fiume attraversa le mie generazioni, collegandoci, facendoci tornare da lui.


Da giovane mio padre era audace. A quanto si dice era uno scavezzacollo. Corre voce che percorse in bici l'arcata del ponte Oregon City-West Linn:


Ho esaminato a lungo quell'arcata quando ci passavo:
 

Non sembra che sia impossibile attraversarla, ma sarrebbe davvero pericoloso.  Occorrerebbero la destrezza di un funambolo e la sicurezza di sè, anzi, il senso d'immortalità che talvolta accompagna la gioventù.  In ogni caso, dopo l'esame di maturità mio padre non scelse un lavoro sul fiume con suo padre.  Aprì invece un'officina specializzata in riparazioni e modifiche personalizzate per l'auto.  Tutto ciò nel bel mezzo della Grande Depressione.


Capite, lui diventò maggiorrenne nell'età dell'oro dell'automobile, quando tecnologia e arte si univano per esprimere un senso di eleganza, di velocità, di potenza e di libertà . . .


ma allo stesso tempo quando i sogni sfrenati di un paese giovane erano in transizione da un decennio di ottimismo e prosperità ad uno di pessimismo e travaglio.  Almeno queste sono le impressioni popolari di quei tempi a grandi linee.  Nonostante tutto, mio padre ebbe successo.  Senza dubbio, le macchine lo attiravono proprio come il rock-and-roll attirava me negli anni Sessanta.  E senza dubbio la sua audacia continuava ad esprimersi attraverso quei grandi giocattoli.  

E' credibile la storia in cui lui ha guidato un'auto inclinata su due ruote attraverso un ponte stretto sopra il fiume Clackamas?  Sì certo, è un ponte corto, ma:


Sia vero o no, di lì a poco ritornò al fiume per diventare un idroplanista dotato di un elevato spirito di competizione:

Mio padre, R-33, alla Hearst Regatta, 1944

Per più di dieci anni ha gareggiato su e giù per gli Stati occidentali degli Stati Uniti.  La fine di questo periodo segna il principio dei miei ricordi:  il sole brillante e sabbia bagnata; un tattuaggio sul braccio d'uno spettatore; gli odori  della birra, del carburante speciale per la corsa, di olio solare; i suoni  risate chiassose, i motori che andavano su di giri; e l'abbraccio confortante di mamma.  Era un mondo maschile, affascinante, sconosciuto ma familiare.  Era un mondo di metallo e legno, di muscolo e grasso. Era insomma il mondo di papà:

Mio padre lucida lo scafo per ottenere la massima velocità

Queste sono le memorie sconnesse di cui cospargo le foto e le storie per tenere in vita il mio fiume, un fiume interiorizzato . . .


un fiume che passa attraverso le generazioni . . .


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